Pillole di Storia fidardense
a cura del Dott. Renzo Bislani
Simpliciano dei Conti della Marina, “primo” Podestà del Castello
Nel 1202, Innocenzo III convoca un Parlamento ad Orvieto in cui stabilisce di sostituire nei comuni il regime consolare con quello podestarile. In quel tempo, oltre Cingoli fanno parte del Contado di Osimo, Filottrano, Montefano, Appignano, Offagna, Castelfidardo e Staffolo.
Il conte Pietro di Celano, ghibellino, quale vassallo imperiale invade nel 1210 la Marca e occupa Ancona. In questo frattempo Castello mantenendosi sotto l’egida anconitana mostra le armi agli osimani, ligi allora al Pontefice. Innocenzo III, da parte sua, conferma Azzo come marchese, incaricandolo di recuperare la Marca alla Santa Sede.
Il 5 maggio di due anni dopo, viene stipulato un atto di alleanza tra Osimo e Camerano contro Castello e Ancona, per il quale Attone, podestà di Osimo ed altri, fanno solenne promessa che se gli Anconitani avessero guerra coi Cameranesi a questi darebbero aiuto gli Osimani… inoltre gli Osimani manterrebbero il territorio di Camerano dal fiume Potenza fino al suo Castello contro i recanatesi e castellani. Finalmente i cameranesi terrebbero guarnigione osimana senza pagare soldo contro qualunque oste nemica agli osimani… Non per questo i Castellani cessarono di dar molestie agli Osimani, che anzi inaspriti più gli animi per quella nuova alleanza conclusa a loro danno, rotto ogni freno a deplorevoli passioni, non poche volte vennero a mescolare le mani con essi, e le campagne osimane non meno che le biade andavano devastando e guastando con tale insistenza e furore, da generare negli osimani tanta irritazione d’animo che altro da loro non si cercava che la distruzione di Castello. Il giorno 10, il Papa riconferma l’investitura della Marca d’Ancona a Azzo d’Este. Questi promette solennemente a Osimo la distruzione di Castello. Dopo pochi mesi, morto Azzo d’Este, gli succede nel governo della Marca, suo figlio Aldovrandino. Con fiorente esercito, entra nella Marca a riacquistare la provincia di Ancona signoreggiata dai conti di Celano. Il 28 agosto del 1213, il Papa scrive da Segni al giovane principe sollecitandolo a recuperare definitivamente i beni della Chiesa. Il marchese, frattanto (5.5.1214), concede ad Osimo ampi diritti su terra e castri ma non Castello, cosa che gli osimani volevano assolutamente. Dopo forti pressioni, però, Aldrovandino promette e giura con buona fede e senza ombra di frode che egli userebbe ogni suo diritto per distruggere Castello e una volta distrutto dare agli osimani in perpetua servitù i suoi abitatori che costringerebbe a vivere perpetuamente a Osimo e non altrove… e nessuno potrebbe più riedificare. Venuto a morire Aldovrandino, non senza sospetto di veleno per mano di sicari del conte di Celano, i Castellani scampano dal pericolo. Meno male!
Il 28 maggio del 1215 gli succede Azzolino. I Castellani, parteggianti ora contro la Chiesa per salvare sé e il Castello da minacciata rovina, rappresentati da Simpliciano dei Conti della Marina, loro Podestà, nella Chiesa di Santa Lucia in Recanati il 9 novembre, stringe alleanza con Ancona, Umana, Recanati e Cingoli contro gli osimani, iesini senigagliesi, fanesi. Appoggiati da conti potenti amici di Castello si affrontano con Osimo e apertamente negano l’obbedienza ad Azzolino. Viene stabilito di portare loro guerra e per condurre la quale, dice l’istrumento Cingulani debent habere quadraginta milites pro guerra praesenti, Ancona duecentos milites, Recanatum centum; homines Castri Ficardi triginta milites (idest equites).
Alternando alleanze e tregue, ora con il Papa o con l’Imperatore, … la guerra continua.
Dott. Renzo Bislani