Cenni Storici2019-02-01T20:25:14+00:00

Libera riproduzione dello storico P. Bugiolacchi tratta da un’incisione di Orazio De Sanctis del 1573 esistente presso la Galleria degli Uffizi di Firenze

CENNI STORICI

Dalle origini al Medioevo

Il territorio fidardense era abitato già ben prima che i Romani conquistassero le Marche (III – II secolo a.C.), come dimostrano alcune tombe picene, rinvenute nella zona delle Fornaci, risalenti con certezza al V – IV secolo a.C. Dopo le invasioni barbariche, passata sotto il controllo longobardo, la collina era ricoperta da un ampio manto boschivo cui si deve il toponimo Valdum (dal longobardo wald, bosco) de Fico. Il  Codice Bavaro riporta i confini dell’appezzamento: la strada per Osimo, il fossato (identificabile con il Fossaccio) e la Strada Traversa, a ridosso dell’insediamento romano emerso con i recenti scavi. Non lontano dal Valdum de Fico, poco dopo il Mille, sorse un castello indicato come Castrum Guicardi o Giccardi e poi Castrum Ficardi o Ficcardi. Il castello, come testimoniano i documenti ecclesiastici e la Miscellanea Picena del Vogel, esisteva almeno fin dal 1139, menzionato sotto vari nomi, il più illustre dei quali è ricordato dall’appellativo “De Castro Ficardo”. La fondazione della città è stata a lungo attribuita dagli storici locali ad una iniziativa del forte comune osimano, ma il materiale archeologico rinvenuto in alcuni scavi, attesta l’esistenza di stretti legami con il porto di Numana, alla cui diocesi d’altra parte Castelfidardo appartenne nei primi secoli della sua storia.

E’ comunque innegabile il rapporto con la vicina Osimo, senza però dimenticare quello molto stretto con la città di Ancona. È documentato infatti, che Castelfidardo (allora denominata Castrum Guicardi) offriva ogni anno un “pallio” agli Anconitani in segno di vassallaggio. Castelfidardo in una stampa della seconda metà del Cinquecento – Uffizi, Firenze A causa di questa stretta alleanza, dovette subire le conseguenze derivate dall’invasione del Barbarossa nel 1174, quando il centro dorico fu sottoposto ad un lungo assedio. Proprio in questa occasione gli Osimani ebbero modo di sfogare il proprio astio nei confronti dei Fidardensi. Guidati dal vescovo Gentile, nel 1193 trafugarono le reliquie dei santi Vittore e Corona. Nel 1196 il console ed il popolo di Castrum Giccardi giurarono fedeltà al Vescovo Gentile, instaurando un rapporto di dipendenza con Osimo rotto soltanto nel corso del XIII secolo. Fonti storiche documentano che ci fu una serie di “incontri” e “scontri” con i centri limitrofi proprio nel periodo in cui gran parte della popolazione italica si schierava con l’Imperatore (i Ghibellini) o con il Pontefice romano (i Guelfi). Le lotte si susseguirono fino al famoso Trattato di Polverigi, voluto da Guarniero, governatore della Marca. Ma lotte e diatribe ripresero per il continuo parteggiare ora per l’Imperatore ora per il Pontefice. Ciò provocò la distruzione della città per mano di re Enzo nel 1240. Il secolo XIII vide anche il passaggio sul territorio di San Francesco di Assisi, annunciatore di una vera pace nel turbinio di tanti tragici eventi, e la costruzione del convento di San Francesco extra moenia (come ricorda un documento del 1271).

XIV – XV – XVI  Secolo

Nel XIV secolo, alla mai placata lotta tra guelfi e ghibellini, si aggiunsero i lutti e le miserie legate alla comparsa delle compagnie di ventura. Al soldo ora dell’uno ora dell’altro schieramento, scorrazzarono per tutto il territorio della Marca. In questa caotica situazione, ben presto, ai liberi comuni si avvicendarono le signorie. Sul territorio castellano ebbero influenza i Malatesta di Rimini. Proseguendo lotte e vicissitudini, da Avignone fu inviato in Italia il cardinale Egidio d’Albornoz che preparò la strada al ritorno di papa Urbano V a Roma nel 1366. Nel 1357 il cardinale riaffermò, con le Costituzioni Egidiane, il potere dello Stato di Santa Romana Chiesa sulla Marca e, quindi, su Castelfidardo, che classificò terra parva, intendendo per terra il comune libero, non eretto a città. Nel primo volume delle Riformanze castellane del 1412, vengono individuati i confini con Osimo dalla parte dell’Aspio e con Recanati sul Musone. Quest’ultima ripartizione sarà per lunghi anni motivo di conflitti fino a che i Fidardensi accettarono, nel 1449, il protettorato anconitano, terminato nel 1451 con il passaggio diretto della città alla Chiesa.

Nel XV secolo il centro urbano è diviso in tre parti o terzieri denominate Cassero, Varugliano e Montebello. Intorno al 1484 si costruì un ponte levatoio al Cassero, si rifece la cisterna del Varugliano, si riedificò il ponte della Pescara e si affidò a Mastro Tiberio da Fabriano la costruzione della Torre Comunale. Nel 1513 la città fu messa a soqquadro dalle bande di Paolo Vitelli e nel 1517 da quelle di Francesco Maria della Rovere, duca di Urbino. Nel 1550 si ratificò definitivamente l’atto di concordia con Osimo. L’alleanza prevedeva una completa libertà di transito e di commercio fra i due comuni e favorì il lento, ma sicuro sviluppo economico di Castelfidardo nella seconda metà del Cinquecento. Definito come il secolo del Rinascimento e, quindi, di espansione della cultura e delle attività economiche, fu ancora una volta un periodo di grande difficoltà per la comunità castellana che dovette subire il continuo passaggio, sul proprio territorio, di eserciti che razziavano cibi e vettovaglie ed imponevano onerosi balzelli, determinando così una forte crisi economica. Nel contempo, però, furono anche codificati regolamenti e leggi tradotti nella pubblicazione Statutorum Ecclesiasticae Terrae Castri Fidardi Volumen (1588, stampata a Macerata): essi regolavano la vita del comune in tutti i suoi aspetti civili e religiosi. Sul cadere del secolo XVI Castelfidardo era tra le terre più fiorenti della regione, soprattutto per l’attività dei tessitori e degli “stracciari”.

Frontespizio degli Statuti di Castelfidardo (1588)

Immagine aerea degli anni ‘920-‘930
delle “Cascine” o “Casine”

XVII Secolo

Il Seicento non fu per la città un periodo così brillante come faceva presagire la dinamica attività del secolo precedente. Fu caratterizzato da un decadimento politico ed economico dovuto in gran parte al sempre maggiore influsso che l’amministrazione della Santa Casa di Loreto esercitava sul territorio castellano, controllando gran parte dei terreni agricoli e, soprattutto, la proprietà e la gestione degli importanti mulini del vallato. Tuttavia la popolazione residente registrò un forte incremento demografico e si infittirono le costruzioni nei pressi delle due porte più importanti. Sorsero le “casine” (oggi “cascine”), poco fuori della porta del Cassero, ed il “borgo” (attuale borgo Cialdini).

XVIII  Secolo

Il Settecento rappresentò il vero e proprio inizio dell’era moderna: economia, prevalentemente agricola, in forte espansione ed un notevole sviluppo urbanistico che non ha riscontro nei secoli precedenti. Prese campo la febbre del nuovo, sia tra i numerosi ordini religiosi (per quanto attiene ai beni ecclesiastici) che tra la nuova e vecchia nobiltà. Quest’ultima diede un forte impulso all’urbanistica civile e religiosa attraverso la costruzione o il rifacimento di quasi tutte le chiese e gli edifici di maggior pregio che possono essere ammirati ancora oggi.

XIX  Secolo

Il potere temporale del Papa, se non rifulse per la concessione delle tanto conclamate libertà, portò però un certo ordine ed un allargato benessere alla popolazione castellana, che superò i 5.000 abitanti all’inizio dell’Ottocento. E’ in questo secolo che Castelfidardo ebbe la sua consacrazione storica in campo nazionale. Il 18 settembre 1860, quasi a conclusione delle battaglie risorgimentali, si combatté la battaglia di Castelfidardo, scontro decisivo tra le truppe pontificie e quelle del IV corpo d’armata piemontese guidate dal generale Cialdini. La sconfitta dei Pontifici determinò l’annessione dell’Umbria e delle Marche al Regno di Sardegna prima ed al Regno d’Italia poi. Verso la metà del XIX secolo ebbe origine, grazie all’operosità ed all’ingegno di Paolo Soprani, l’attività di costruzione delle fisarmoniche che trasformerà l’economia di Castelfidardo e di altri centri vicini, sino ad allora prevalentemente agricola, in una vera e propria economia industriale.

XX  Secolo

La comunità locale trasse enorme  beneficio economico dall’industria della fisarmonica e si espanse notevolmente portando i residenti ai 17.000 abitanti di oggi.

Nel 1988 ottenne il titolo di “città” per i suoi meriti . A quella più tradizionale, si è affiancata l’industria di avanguardia con aziende leader a livello mondiale nell’ambito dell’elettronica, degli strumenti musicali, della produzione di oggettistica e design.

La battaglia di Castelfidardo (particolare del quadro del Gallucci conservato nel Salone degli Stemmi del Palazzo Comunale)

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