Il monumento al SS. CROCIFISSO
Il monumento al SS. Crocifisso viene solennemente inaugurato nel 1936 in viale Umberto I° (ora viale Giacomo Matteotti) in occasione delle Sacre Missioni imperiali di Roma. Viene scelto questo simbolo molto caro al popolo fidardense memore dell’antico prodigio contro la peste del 1865 ottenuto dopo le fervorose preghiere all’altra sacra immagine venerata per tale motivo e ora conservata nella chiesa Collegiata di Santo Stefano.
L’opera doveva essere realizzata al Montaletto, nella balconata antistante il palazzo di Paolo Soprani. Al diniego di questi il monumento viene eretto all’ingresso della Villa di Mario Soprani.
Il disegno del monumento è del concittadino ing. Remo Rita. La costruzione viene affidata all’impresa edile Carini Luigi e nipoti. È proprio il giovane Aurelio Carini, cementista, a costruire il basamento in cemento bianco e graniglia, una novità del tempo, e la croce in cemento e graniglia nera. Il tettino è di legno con coppi. Il Cristo, di ceramica bianca è ordinato alla ditta Luca della Robbia di Gualdo Tadino. Nel fissaggio alla croce si rompe il braccio destro che viene magistralmente riattaccato facendo scomparire ogni traccia di rottura.
Dal diario parrocchiale: “13 settembre 1936 Domenica. Festa del SS. Crocifisso. Inaugurazione del monumento a Gesù Redentore, riuscito un’opera d’arte ammirevole per purezza di linee ed esattezza di esecuzione. Alla folla immensa, si calcolano oltre 6.000 persone con moltissimi forestieri parla commosso Mons. Scavizzi, predicatore delle Missioni, dando il saluto di addio alla popolazione: moltissimi, la più parte della folla, piangono. Uno spettacolo di fede, raramente visto a Castelfidardo. La soddisfazione è unanime, il plauso è generale, soprattutto verso il canonico Don Paolo Pigini che si è prodigato in tutti i sensi e verso l’ing. Rita”.
Nel 2007 il MONUMENTO AL SS. CROCIFISSO torna all’antico splendore grazie all’intervento di restauro conservativo ad opera del prof. Moreno Angelani di Castelfidardo che ha avuto l’incarico di farlo tornare agli antichi splendori, eliminando i “segni” del tempo e dello smog cui è inevitabilmente soggetto. L’esperto restauratore ha risanato dapprima il tettino in legno mediante impregnazione di anti-tarlo e lo ha poi ricolorato per riportarlo come in origine; il basamento in graniglia – particolarmente esposto ai gas di scarico delle auto che transitano nell’incrocio – è stato completamente ripulito con impacchi di carbonato d’ammonio. Particolarmente accurato il procedimento per eliminare le microfessure presenti nella finissima maiolica di cui sono fatti il Cristo ed il “tondo” (stile “Luca della Robbia”), provocate nel corso degli anni da impercettibili movimenti e scosse di terremoto. L’intera struttura sarà infine sottoposta ad una ulteriore vernice protettiva che la preserverà dalle intemperie future. Il lavoro è stato completato entro la data del 14 maggio, festa dei Santi Patroni Vittore e Corona.